2009/05/23

1969/05/23: La riuscita impresa della "prova generale" lunare sulla prima pagina de "La Stampa"

La prima pagina del quotidiano La Stampa uscita nelle edicole venerdì 23 maggio 1969 (dalla collezione personale di Gianluca Atti). Nella didascalia, Young viene erroneamente indicato come “comandante”, ma il comandante di Apollo 10 è Stafford.

Il momento più entusiasmante dell'impresa astronautica americana

Guardano la Luna come da un aereo

La scialuppa di discesa, Lem, si è staccata dall'astronave madre e si è avvicinata sino a 15 mila metri dalla superficie lunare: a bordo, i due piloti Stafford e Cernan - Il "terzo uomo" Young è rimasto nella navicella principale che continua a girare attorno alla Luna a oltre 100 km di quota - Qualche istante d'ansia prima del distacco: era stato notato un guasto - I cosmonauti hanno osservato il paesaggio lunare e studiato la zona dove avverrà lo sbarco

All'alba di stamane la "scialuppa di sbarco" si è ricongiunto con l'Apollo

(Nostro servizio particolare) Washington, 22 maggio. Prima ancora di descrivere le complesse e difficili manovre compiute oggi dagli uomini dell'Apollo 10 nella loro impresa spaziale (e non è mancata una breve "suspense" che ha dato un brivido ai tecnici di Houston) riferiamo soltanto un dato che basta  di per sé a mettere in evidenza la caratteristica essenziale  della giornata odierna: quindici chilometri.  E' la quota media alla quale volano gli aerei a reazione sulle normali rotte Parigi-New York. Ma i piloti che si trovavano a bordo della "scialuppa di discesa modulo Lem" non hanno volato sull'Atlantico, non vedevano sotto di sé le onde dell'oceano o le nubi gravide di pioggia della nostra Terra, ma scorgevano sotto di sé, attraverso il vetro-quarzo dell'oblò, per la prima volta nella storia dell'umanità, non velato dall'atmosfera, non turbato da correnti di aria, limpido e stagliato contro il nero cupo di un cielo privo di riflessi e trapunto di stelle, con chiarezza abbacinante, un paesaggio nuovo, tormentato di crateri e di circhi, fatto di lava e di pomice e di rocce. Il paesaggio di un altro mondo, la Luna.

E' un'impresa che resterà nella storia, che i nostri figli e i nostri nipoti impareranno dai libri di scuola, ma non è stata un'impresa facile. Ad un certo momento, anzi, si è temuto il peggio. Il viaggio odierno, si ricorderà, è l'ultimo, definitivo prima dello sbarco degli astronauti sul suolo della Luna, previsto per il prossimo luglio. Fino a mezzogiorno di oggi tutto era andato bene: il mostruoso razzo Saturno 5 s'era levato dalla rampa di Cape Kennedy e aveva immesso la navicella dell'Apollo nella cosiddetta orbita di parcheggio circumterrestre, poi gli stadi successivi avevano spinto l'abitacolo (alla velocità di quasi 40 mila chilometri orari) in direzione del satellite terrestre. Rotta pressoché esatta, una sola correzione, lunedì, ordinata dai cervelli elettronici della base. L'astronave si è avvicinata sempre più alla Luna, prima rallentando la sua corsa poi riprendendo di velocità via via che l'attrazione gravitazionale della Luna assumeva la prevalenza in confronto a quella terrestre. Infine l'accensione dei motori suppletivi, l' immissione in un'orbita circumlunare, molto allungata con un apogeo di oltre trecento chilometri dal nostro satellite.

Tutto ciò è storia di ieri. Oggi l'Apollo si è trovato a volare attorno alla Luna, prima come si è detto in un'orbita molto allungata, eccentrica e poi in un'orbita più o meno circolare a 110 chilometri metri di quota, ottenuta con una nuova accensione dei "razzi di correzione". Una manovra delicata, dove ogni secondo di ritardo voleva dire decine e centinaia di chilometri fuori strada. Ma tutto è andato bene.

Si è così giunti alla fase culminante della giornata odierna, il distacco della scialuppa-ragno (o modulo Lem che dir si voglia) con a bordo due degli uomini, Stafford e Cernan, la discesa sino a 15 km dalla superficie lunare e domani la "risalita" ed il ricongiungimento con l'astronave-madre, che nel frattempo avrebbe continuato a ruotare nella sua orbita circumlunare, in attesa di prendere a bordo gli audaci e riportarli, attraverso 380 mila chilometri di spazio, al pianeta Terra. Una manovra complessa, rischiosa, finora tentata una volta sola (in occasione del viaggio di Apollo 9, il predecessore dell'attuale) ma in prossimità della Terra, senza quindi le incognite che è lecito aspettarsi da un ambiente inesplorato, come quello lunare, dove anche la gravità e il campo magnetico presentano irregolarità tuttora prive di una spiegazione completa.

Vediamo lo sviluppo dei fatti. Le ultime poche ore che hanno preceduto la separazione del Lem sono state caratterizzate da eventi drammatici. Quando Cernan ha aperto il tunnel collegante le due navicelle, per passare dall'una all'altra, aveva trovato dell'isolante, una fascia sottile di alluminio da confezioni, che galleggiava nel tunnel essendosi distaccato dalle apparecchiature. Pezzetti di questo isolante erano finiti probabilmente nella valvola di scarico del gas del tunnel. Si è avuta subito una febbrile attività al Centro di controllo: si trattava di eliminare presto, e del tutto, l'inconveniente che causava un notevole nervosismo negli astronauti. Poi un altro guaio, lo "slittamento" del collare che lì per lì ha fatto temere l'annullamento dell'intera manovra. Ma l'allarme è durato poco. Era destino, questa volta, che tutto dovesse finire bene per gli uomini della Nasa. Dallo spazio è arrivata a Houston la voce rassicurante di Cernan: "Siamo a posto, siamo a posto, tutto ora è o.k".

Audace manovra nel cosmo sfiorando i crateri lunari

Il distacco del modulo lunare con a bordo gli astronauti Stafford e Cernan dalla navicella madre (nella quale è rimasto Young) è avvenuto esattamente alle 21,11 , due minuti prima dell'inizio del silenzio radio, dovuto all'entrata dell'Apollo nello spazio retrostante la Luna rispetto alla Terra. Al momento della separazione è stato Young nella cabina principale dell'Apollo ad accendere i getti direzionali per allontanarsi dal Lem.

"Adios - ha esclamato - ci rivedremo fra sei ore circa". Circa una mezz'ora dopo il distacco, alle 21,45, è cominciata la discesa del Lem verso la superficie lunare.

Alle 22,21, l'annuncio più atteso: il Lem, la scialuppa di discesa staccatasi dall'astronave madre dell'Apollo, aveva raggiunto la minima quota prevista sulla superficie lunare: quindici chilometri. La mancanza assoluta di atmosfera rende la visibilità di una chiarezza che sulla terra non si può immaginare.

Alle 22,35 il "modulo lunare" riapriva il contatto radio. Si è sentita la voce di Cernan che gridava: "Vi dico, siamo bassi, ci siamo davvero vicini, ragazzi". Una eccitazione del genere nella voce di un astronauta non si udiva dall'epoca dei primi voli spaziali nel 1961. Cernan ha esclamato: "Siamo al punto giusto, incredibile. Maskelyne è sotto di noi. Ci sono un'infinità di buchi quaggiù, è fantastico".

Maskelyne è il grosso cratere situato in vicinanza della pianura accidentata in cui scenderanno in luglio gli astronauti dell'Apollo 11. Stafford ha detto: "Ha grosse rocce tutt'intorno lungo il bordo interno e lungo il pendio esterno".

Poco prima dell'1,30 di notte la "scialuppa di discesa" ha cominciato a ruotare vorticosamente su se stessa. E' stato un momento di intensa drammaticità. Stafford e Cernan non riuscivano a controllare la sbandata che minacciava di rendere impossibile l'accensione dei razzi all'istante e nella posizione voluta.

Dopo dieci minuti di affannosi tentativi, Stafford è finalmente riuscito a fermare la sbandata. Stafford ha spiegato: "Il modulo lunare mi è scappato di sotto quando ho tentato di manovrare".

Alle 2,02 Stafford ha acceso i motori: da quel momento la distanza tra il "Lem" e la navicella madre a preso a diminuire, i preliminari per la manovra di aggancio si sono svolti secondo i piani. Alle 2,32 l'orbita del "Lem" era diventata parallela a quella dell'Apollo che, da mercoledì sera, gravita a 112 km dalla superficie lunare. La distanza tra le due orbite è stata resa costante, cioè di 27,7 chilometri.

I due astronauti del "Lem" hanno avuto difficoltà con le macchine fotografiche mentre sorvolavano a bassa quota la superficie lunare e i previsti punti di atterraggio.

Il ricongiungimento del "modulo lunare" con l' "Apollo" è avvenuto alle 3,55 (ora italiana di venerdì mattina). Le due parti del vascello spaziale hanno proseguito ancora nel loro volo praticamente a contatto; soltanto alle 4,12 è stata compiuta l'operazione di aggancio vero e proprio con il trasbordo di Stafford e Cernan nell'abitacolo della cabina madre. Successivamente il "Lem" verrà abbandonato nello spazio e l'astronave-madre continuerà a ruotare attorno alla Luna finché, domani, si riaccenderanno i motori e la navicella riprenderà la via della Terra.  (r.s.)


La copertina del settimanale "L'Europeo" con l'anteprima del memoriale dei tre astronauti di Apollo 10 (dalla collezione personale di Gianluca Atti).